Per averli vissuti, ricordo gli anni
dell'”Uomo Qualunque”, giornale fondato nel 1944 da Guglielmo
Giannini (n.1891 + 1960), giornalista e commediografo, attorno al
quale nacque e si sviluppò il partito omonimo che in occasione
delle elezioni per l'Assemblea Costituente del 1946 riuscì a mandare
in Parlamento un gruppo di 36 deputati suscitando enorme sorpresa e
infinite discussioni.
A parte l'entità del successo (36
deputati contro i 109 dei Grillini), il pensiero ispiratore di
Giannini è analogo, quasi sovrapponibile, a quello di Grillo.
“Manifesta sfiducia nei confronti
della politica riguardata come l'arena in cui i partiti, gruppi,
movimenti, competono per conquistare, mantenere o influenzare il
potere di governo...Critica delle ideologie astratte e lontane dai
problemi quotidiani della gente, il diritto degli “uomini
qualunque”, dei “pincopallini”, a non essere trattati come
strumenti di produzione da buttare se poco redditizi, o come
elettori da mobilitare come massa di manovra nelle battaglia tra le
élites politiche; il desiderio di considerazione sociale...”.
Firmato Grillo? No, è l'illustrazione
del pensiero di Guglielmo Giannini tratto dall'Enciclopedia Treccani.
Ma allora Grillo ha “copiato”
Giannini? Non lo sappiamo, ma certo l'analogia è impressionante.
Anche nello stile oratorio dei due,
entrambi irruenti (ma più elegante il primo, volgaruccio il
secondo) che riempiva le piazze e mandava in sollucchero le folle che
ascoltavano ieri Giannini e che ascoltano, oggi, Grillo.
Ma un'altra significativa analogia, la
comune appartenenza al mondo dello spettacolo, unisce i due.
Giannini, autore di commedie di
successo quali “Il pretore de Minimis”, Grillo interprete di
spettacoli televisivi di successo, talora piacevoli: entrambi
sognatori, vivono nel mondo della fantasia.
Se poi consideriamo che Dario Fo, lui
pure uomo di spettacolo, è un entusiasta “supporter” di Grillo,
vien facile pensare che il suo sia in realtà un partito-spettacolo
basato sull'effimero, privo di fondamenti, maestro nell'abbattere,
nel deridere gli avversari, nel denunciare (talora fondatamente) i
difetti della politica , ma inconsistente, come lo fu “L'uomo
Qualunque”, sotto il profilo teorico e programmatico.
Come dimostra un Grillo che, dopo la
vittoriosa fase delle sciabolate demolitrici, è oggi incapace di
impugnare il fioretto per contribuire, con il peso assegnatogli
dalle recenti elezioni, a costruire una politica migliore di quella
che ha così validamente contribuito a criticare.
Attestandosi su di un atteggiamento,
attendista, incerto, catastrofista, confuso, di rinuncia a volersi
mettere lui pure “alla stanga” per far uscire l'Italia dalle
attuali difficoltà, mirando invece allo sfascio ed alla rovina..
Un atteggiamento che anche una parte
della sua base comincia e rimproverargli, cosicchè un ritorno alle
urne in tempi brevi potrebbe riservargli amare sorprese.
Ricordando che il partito dell'“Uomo
Qualunque”, dopo il successo del 1946, solo due anni dopo, nel
1948, era praticamente scomparso.
Giovanni Zannini