Ora che tutti parlano di riforma della nostra Costituzione,
chi sa che a qualcuno venga la voglia di dare un’occhiata all’art.46 che
recita:”Ai fini della elevazione economico-sociale del lavoro ed in armonia con
le esigenze della produzione, la Repubblica
riconosce il diritto dei lavoratori
a collaborare nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione
delle aziende”.
L’articolo è forse il più negletto della nostra carta
costituzionale, al quale solo pochissimi hanno tentato di por mano in passato.
Nato nel clima ribollente del dopoguerra allorchè gli ideali di giustizia sociale premevano
in maniera non sempre razionale , la prassi legislativa , di fronte alla
difficoltà di dargli una pratica attuazione, se ne è disinteressata, lo ha
praticamente accantonato e non si è andati al di là di richieste quali l’obbligo da parte degli imprenditori, di “informare” e “consultare” i propri dipendenti
su determinati argomenti.
Ma se la “partecipazione” intesa nel senso di far
collaborare i dipendenti alla gestione
delle imprese (“cogestione”) è stata, almeno in Italia, praticamente
abbandonata, essa è venuta col tempo ad
assumere un diverso significato:
“partecipazione” sì, ma agli utili delle aziende.
L’argomento, caro
alla dottrina sociale della Chiesa, è
divenuto d’attualità negli ultimi tempi come
risulta anche dal Libro Bianco “La vita buona nella società attiva” edito dal
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ove, considerato che i lavoratori già partecipano dei profili
negativi del rischio d’impresa quando le cosa vanno male, si afferma essere
giusto che essi condividano, mediante il
sistema della partecipazione agli utili,
i profili positivi del rischio quando invece, grazie a Dio, le
cose vanno bene.
“Par condicio”, dunque, fra imprenditori e lavoratori
dipendenti, sia nel bene che nel male.
Molte voci si sono già levate a favore di questa
“partecipazione”: fra le altre, il
Ministro Maurizio Sacconi, ispiratore del Libro Bianco del quale si è sopra
parlato; il Ministro Renato Brunetta che ironizza, dicendo che a favore
dell’argomento ha già parlato vent’anni fa; il Ministro Giulio Tremonti che
su questa proposta ha ottenuto, secondo “Panorama”, il favore di
Luigi Angeletti della U.I.L.; e l’On.Barbara Saltamartini del PdL che ha già presentato una proposta di legge
per la partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese.
E gli industriali? Piuttosto cauti: Emma Marcegaglia,
presidente di Confindustria, in una recente
intervista a “Panorama” ha
preferito glissare, dicendo che la
partecipazione agli utili “E’ un
discorso un po’ difficile e sicuramente complicato…… Siamo invece molto
contrari alla cogestione”, e il vice-Presidente Alberto Bombassei si espone un po’ di più, dicendosi
“interessato” all’argomento, ma, anche
lui, “solo se i lavoratori sono esclusi dal controllo”.
A questo punto il Parlamento, che si prevede assumerà il delicato compito di aggiornare la seconda
parte della nostra Costituzione dovrà decidere anche se eliminare o modificare, l’art. 46.
Perché una cosa è certa: così com’ è non si capisce cosa ci stia a fare. Giovanni Zannini
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