Lo scorso 11 febbraio si è tenuta presso la sala del Centro Culturale Altinate/S.Gaetano di Padova una riunione indetta dalla ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia) in occasione della proiezione del bel film “Cuori senza frontiere”.
Lo spettacolo rievoca il dramma dell’esodo dei 350.000 fratelli italiani che abbandonarono i territori della Venezia Giulia e dell’Istria ceduti alla Jugoslavia a seguito del trattato di pace che concluse drammaticamente per l’Italia la seconda guerra mondiale.
La rappresentante dell’associazione espresse dal palco la soddisfazione che finalmente si possa parlare di quanto accaduto all’epoca nei confini orientali d’Italia, avvenimenti dei quali la stampa italiana, a suo avviso, per motivi di politica internazionale, non aveva, fino a poco tempo fa, ritenuto opportuno interessarsi.
A seguito di ciò intervenni per evidenziare che l’argomento, almeno per quanto riguarda la ”Difesa del Popolo”, è stato in passato ripetutamente trattato e, a conferma, la Redazione pubblica qui a lato il servizio a mia firma apparso sul giornale in data 13 aprile 1997 nel quale il dramma dei 350.000 fratelli esuli viene evocato , e la tragedia delle foibe duramente condannata.
Nel mio interveneto ritenni anche di contestare l’affermazione fatta da taluni secondo i quali l’iniqua perdita di territorio italiano andasse addebitato ai governanti dell’epoca cui toccò l’improbo compito di salvare il salvabile nella drammatica situazione d’ inferiorità provocata dalla sconfitta, e che occorresse, invece, risalire alle cause prime .
Perché la responsabilità dell’immane tragedia abbattutasi su tante vittime colpevoli solo di essere italiani e della quale sono stati dolorosi testimoni molti di coloro che affollavano la sala, va invece addebitata agli eserciti che per ordine di Mussolini e di Hitler invasero la Jugoslavia provocando la reazione dei patrioti jugoslavi insorti - così come quelli italiani nella analoga guerra di liberazione in Italia - per difendere la libertà della loro patria.
E furono proprio gli odi ed i rancori accumulati dai partigiani di Tito durante la feroce lotta contro gli invasori a scatenare la truce vendetta delle foibe, vero e proprio crimine contro l’umanità che purtroppo nessun tribunale internazionale per i crimini di guerra ha mai condannato.
Spiace che quelle parole pronunciate in termini pacati, tese a ristabilire obbiettivamente la verità, abbiano provocato, da parte di una signora intervenuta, l’accusa - che ancora mi brucia - di negazionismo delle infamie compiute dall’esercito di liberazione jugoslavo - e, peggio, di giustificarle – nei 40 giorni in cui, malauguratamente, spadroneggiò a Trieste e nella Venezia Giulia.
Giovanni Zannini